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La vita è anche sacrificio, anche se oggi non ne vogliamo più parlare, l’autenticità del dono a volte costa lacrime e sangue. Vorremmo essere protetti da qualunque evento avverso, difesi da tutto quello che può arrecarci dolore e allontanati dagli ambienti che possono procurare sofferenza.
La vita è anche sacrificio, ma abbiamo rinunciato a educare in questa direzione, perché pensiamo che sia davvero possibile crescere nel segno dell’immunizzazione da qualunque eventuale ferita.
La vita deve essere sempre consenso, approvazione, applauso, successo… una passeggiata tranquilla e prevedibile che non conosce ostacoli e limitazioni.
C’è chi racconta l’Eucaristia come una pizzata tra amici e fa leva su una ridicola e superficiale concezione d’amore che non costa mai nulla a nessuno.
Dimenticare il Sacrificio che celebriamo nell’Eucaristia, non riconoscere l’evento a cui si riferisce ed evitare accuratamente che possa attualizzarsi è tradire la Verità di quei segni che sono il Corpo e il Sangue di chi ha donato completamente sé stesso per la nostra salvezza.
Non accettare più quel Sacrificio è rinunciare a capire l’importanza di quel dono, è svuotare il cammino dei nostri giorni di un contenuto essenziale per abbracciare pienamente il senso della nostra esistenza.
Non sono sufficienti i canti eseguiti bene, i gesti per valorizzare la liturgia della Parola, l’empatia dello scambio di un segno di pace; senza quel Sacrificio rischiamo di perderci in una collezione di emozioni che hanno una durata limitata e non sono in grado di reggere la fatica di testimoniare quanto abbiamo celebrato.
La vita è fatta anche di salite al Calvario e di croci da portare con dignità e coraggio.
Una fede lontana dall’orto dei Getsemani e dalla morte di chi è stato innalzato su quel legno, finisce con l’essere semplice ricerca di gratificazione personale e nulla di più.
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