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Siamo figli della diffidenza e della paura e in più di una circostanza ci limitiamo a credere a quello che vediamo. La linea di confine del nostro sguardo si arrende nel constatare quell’ultimo respiro e nel decretare la morte come parola ultima e definitiva.
Se incappiamo in uno di quei silenzi imprevisti, uno di quelli da cui non riusciamo a fuggire; lontani dalla possibilità di essere visti e ascoltati, le cose cambiano e il flusso dei nostri pensieri si concede alla speranza.
Quante volte ci siamo rivolti e un parente o a un amico defunti?
Quante volte ci è captato di chiedere un segno che ne dica la presenza?
Quante volte abbiamo interrogato Dio? Gli atei più convinti non lo confesseranno mai, ma sono convinto che sia capitato anche a loro.
Penso al discepolo che “Vide e Credette”. Non aveva ancora incontrato il Risorto, ma due teli e un sudario sono stati sufficienti per professare la propria fede nella Vita.
Che cosa ha davvero visto Giovanni?
Come è riuscito a superare le barriere del tempo e della storia per inoltrarsi dove la Vita ha considerato un oltre?
Quando inizi a credere acquisisci facoltà che non sapevi di avere e si accende uno sguardo interiore che penetra il mistero della Vita e inizia a riconoscerla dove sembrava inesorabilmente perduta.
La diffidenza si riscopre fiducia e l’amore prende il posto della paura.
Oggi è Pasqua e possiamo vedere nella misura in cui crediamo.
Oggi è Vita e possiamo riconoscerla se realmente amiamo.
Oggi è Risurrezione e possiamo sentire vicini anche i nostri cari, se ci abbandoniamo alla luce di una notte che non può più imprigionare la bellezza infinita del nuovo giorno.
Buona Pasqua,
Don Fabio
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