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Confesso la mia fatica nel conciliare la notte di chi tradisce con la luce della Gloria di chi è stato tradito.
Di quanto amore ci si deve nutrire per fare prevalere la logica del perdono e per mettere a tacere il desiderio di pareggiare umanamente i conti.
Di quanto amore c’è bisogno per riuscire a girare pagina e per decidere di andare oltre.
La scelta di non mettere a tacere il bene in un contesto come quello del Vangelo odierno non può certo essere emotiva e superficiale…
Gesù consegna ai suoi discepoli il comandamento che rende nuovo ogni singolo comandamento e quell’invito ad amare seguendo la misura del suo amore, risulta insostenibile per chi si accontenta di osservare una regola. A distanza di due millenni di storia quel comandamento continua a essere una novità che fatica non poco nel ritagliarsi uno spazio che vada al di là delle buone intenzioni.
Riuscire a immaginare la Gloria di Dio che trasfigura tutte le ombre delle ostilità delle nostre guerre senza fine, tutto il male che continuiamo a restituire con interessi decuplicati, tutta la violenza che siamo capaci d’infliggere anche a noi stessi…
Eppure, quel comandamento è l’unica opportunità che abbiamo per poter scrivere la parola futuro in modo credibile.
La novità, non è certo nella lettura delle parole che conosciamo bene; la novità è nel decidere che si possano vivere sul serio.
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