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Non è visibile a occhio nudo la parte migliore, non si presta a una fotografia da postare sui social e non è oggetto d’interesse per chi ricerca il successo e la popolarità.
La parte migliore non resta mai in superficie e non si perde nel vuoto di troppi discorsi che necessitano di un pubblico e di un’immagine da costruire o preservare.
La parte migliore è nel silenzio di una preghiera, nell’accoglienza di una Parola che chiede profonda attenzione e in uno sguardo puntato a lungo su un tabernacolo, sino a perdere i confini del proprio essere materiale.
La parte migliore si nutre di una spiritualità che non si accontenta di rispondere formalmente alla propria fede, ma ricerca con costanza, dedizione e affetto il proprio rapporto con Dio.
La parte migliore è dimenticare lo scorrere del tempo e gli strumenti per misurarlo, cercando rifugio in un orizzonte che ne sveli il senso.
La parte migliore è nel non lasciarsi contagiare da chi corre sempre per arrivare a sera e celebrare tutto quello che ha fatto.
La parte migliore è nel capire quando è tempo di sedersi per fare spazio all’Ospite e godere sino in fondo della sua compagnia e della sua Presenza.
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