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Non riconoscere la dignità dell’altro, vederlo solo come un mezzo per soddisfare le proprie esigenze e ignorare l’essenzialità dei suoi bisogni è una scelta che può durare per l’intero arco di una vita, ma rende inaccessibile la possibilità di andare oltre.
Il dirupo che ci separa dalla vita del povero va colmato nei giorni della nostra storia, il ponte che ci separa dalla sofferenza del fratello si costruisce adesso, perché quando si spezzerà il filo della nostra esistenza le relazioni che abbiamo costruito siano quelle tra fratelli che si chiamano per nome.
Il nome di chi ha avuto meno fortunato non può essere pronunciato come un ordine che attende di essere eseguito e i ruoli della società di cui facciamo parte sono parte di un’azione teatrale che presto o tardi vedrà la chiusura del sipario.
Lazzaro è riconosciuto da Abramo, ma il ricco senza nome si è identificato a tal punto nella propria fortuna al punto di perdere il senso della propria identità.
C’è chi è ritornato per rivelarci un altro respiro e se non crediamo alla sua Parola, l’inferno a cui andiamo incontro è opera delle nostre mani e di un cuore che ha saputo battere solo per sé stesso.
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