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Non è un sussurro delicato, ma una voce autorevole che sceglie di gridare coraggiosamente, perché tutti possano ascoltare quell’invito a ritrovare la verità del proprio sentiero.
Attendere il Natale restando in una zona di eccessivo conforto e non accogliere questo appello alla conversione è una contraddizione che non si risolve con gli accomodamenti di un pensiero liquido e inconsistente che rinuncia a esprimersi per timore della reazione di questo mondo.
Il Vangelo a volte è chiaro dissenso nei confronti di una realtà che si oppone esplicitamente alle voci profetiche e vorrebbe definire il peccato sulla base dell’attuale sensibilità comune.
Il Vangelo non si vive con la logica dei saldi di fine stagione e con la muta accettazione degli infiniti emendamenti che vorrebbero correggere la Parola di Dio per alleggerire il peso della coscienza.
Il Vangelo non necessita di riscritture, tagli e abbellimenti per aumentare il numero dei “like” e per nutrire la superficialità del consenso.
Giovanni non ha alcun timore di essere considerato folle, non sceglie la firma di un vestito per risultare più convincente e se la città risulta impraticabile, sceglie un crocevia di uomini e donne nel deserto, disponibili a correggere la propria direzione a riconoscere il proprio limite.
È tempo di scegliere di parlare con chiarezza, di vincere la paura di non essere accettati, di muovere i propri passi nella direzione della coerenza, perché l’attesa di una Parola che si fa carne non resti solo un insieme di buone intenzioni prive di qualsiasi concretezza.
Il tempo si è fatto breve e non è più il caso di rimandare a domani quello che con un po’ di buona volontà possiamo fare oggi.
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