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Un giorno i discepoli di Gesù potranno "vedere e credere", ma quel mattino non è ancora così vicino.
Al di là delle nubi c'è una risposta, ma in questo momento siamo ancora nel mezzo di nuvole che cerchiamo di leggere e interpretare, arrendendoci al limite del nostro sguardo ancora debole e insicuro.
Come gli apostoli portiamo in cuore l'interrogativo su cosa voglia dire risorgere dai morti e quando siamo particolarmente stanchi, rinunciamo a quella domanda per cercare l'appagamento transitorio che talvolta può regalarti la terra.
Eppure, ci sono situazioni in cui riusciamo a farci piccoli e dimentichiamo la paura lasciandoci andare a una visione d'insieme che supera il velo di fronte ai nostri occhi.
La cronologia dei tempi sembra accavallarsi e rimescola i nostri anni sino a perdere la percezione del passato e del futuro per lasciare spazio a un altro presente. In quel presente tutto è semplicemente vivo: i nostri affetti perduti si fanno sentire e il contenuto delle loro voci risulta armonico e acquisisce un significato che va oltre la nostra capacità di comprendere.
La legge e i profeti si danno appuntamento e trovano il compimento del lieto annunzio.
E vorremmo restare in quell'attimo, ma siamo immediatamente restituiti a una terra che chiede ancora la fatica e il sudore dei nostri passi.
I più si dicono che è stato solo un bel sogno e riprendono il cammino come se nulla fosse stato.
Altri non vogliono dimenticare e decidono che con quel sogno di può vivere meglio e di più. E quando il ricordo inizia a perdere di definizione cercano un luogo adatto per ricordare. A volte è un'alba o un tramonto, un monte o una semplice collina, un cielo stellato o il viaggio delle nubi. Ogni cosa è davvero illuminata, ma la vera luce è negli occhi di chi osserva.
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