|
A piedi nudi posso ancora sentirla. Come un’antica carezza che mi trattiene e restituisce il mio sguardo alle nuvole, come le parole che penso e non pronuncio, in questo tratto di strada che ancora una volta chiede senso al mio essere qui e ora.
Isolarsi talvolta è un bisogno primario: se resto sempre in mezzo agli altri prima o poi non riesco più a capire chi sono e mi ritrovo in una prospettiva che non mi appartiene, in un orizzonte tracciato dal desiderio di rispondere a quelle che sono le aspettative nei miei confronti.
In questa terra che si fa silenzio non può mai mancare la voce di chi ti vuol portare fuori strada. Non è poi così difficile da distinguere in quei continui suggerimenti che suggeriscono la via più semplice e redditizia, quella che elimina gli ostacoli e chiede solo di rinunciare alle pretese di quello che chiami anima.
Quando segno una distanza che si fa deserto, l’unica voce a cui rivolgersi torna a farsi sentire e diventa un aiuto per ricomporre i mille frammenti senza ordine che lentamente si fanno spazio nella coscienza.
Pensare che il Figlio di Dio abbia avuto bisogno di quaranta giorni per capire quale doveva essere il punto di partenza del lieto annunzio è sorprendente, entusiasmante e coinvolgente.
Dove c’è un uomo che sceglie terra e silenzio ci sono anche le tracce di quel passaggio e la risposta che stiamo cercando.
|
|
|