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Non è così immediato o scontato il passaggio dal bambino che a Betlemme viene riconosciuto come il messia tanto atteso, il figlio di Dio visitato dai pastori e dai magi all’adulto che raggiunge le rive del Giordano per ricevere il battesimo di penitenza di Giovanni il battista.
Questa volta è Gesù a mettersi in cammino per raggiungere quel luogo in cui molti desiderano abbandonare le ombre della colpa per ricominciare.
Come un peccatore qualunque si mette in coda e attende il suo turno: la solidarietà con le ferite della nostra umanità esprime subito la sua piena partecipazione alla nostra sofferenza e alla nostra condizione di fragilità e di limite.
Si abbassa e ci raggiunge lì dove concretamente siamo, come una madre o un padre che si chinano per raggiungere il proprio bambino.
Scende nelle acque che talvolta possono dire la morte e riemerge per proclamare il trionfo della Vita. E quei cieli che si aprono, la presenza dello Spirito e la voce del Padre attestano che veramente è Figlio di Dio.
L’invito ad ascoltarlo è ancora una volta rivolto a tutti gli uomini di buona volontà: il Natale che abbiamo celebrato può crescere e deve diventare adulto in ognuno di noi.
Domani il tempo liturgico tornerà a essere quello ordinario e l’altra Epifania che abbiamo vissuto ci offrirà una nuova occasione per maturare una fede che sappia entrare in dialogo con la vita di tutti i giorni. L’ultimo giorno di Natale è ancora una volta il più impegnativo e siamo liberi di farne un punto di partenza o di spogliare l’albero e di mettere in una scatola anche quello che abbiamo celebrato e vissuto.
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