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Questi ultimi anni raccontano di un virus, di una guerra, dell’apocalisse climatica e s’inizia a vociferare anche sull’arrivo degli alieni: una tempesta dopo l’altra senza possibilità di rifiatare e di concedere una qualunque tregua.
Quando qualcuno ti suggerisce che andrà tutto bene il cuore è già in allerta e il pensiero teme il peggio.
Cercare rifugio in una preghiera, in un momento di raccoglimento e solitudine o affidarsi con semplicità a Dio, non sembrano attività degne dell’uomo del terzo millennio.
Le relazioni si esprimono in liti condominiali o scelgono di trovare libero sfogo nel mondo dei social, dove vale un po’ tutto e il circuito, sempre più violento, si autoalimenta.
La quiete non si concede senza un’esplicita richiesta e non abita nel mondo degli effetti speciali, dei trucchi tecnologici e delle immagini abilmente ritoccate.
La quiete non è un dono della buona politica, dell’informazione credibile o di una società più giusta ed equa.
La quiete ha inizio facendo pace con la propria solitudine, ritrovando una Voce autorevole che s’imponga sulle troppe urla che si agitano dentro.
La quiete è il risultato di una ricerca autentica di Dio che comanda di tacere ai tuoni e ai fulmini di una vita troppo esposta e riversata all’esterno, per restituirci l’interiorità perduta.
La quiete è in quel momento in cui gli altri si agitano per quanto accade fuori e un uomo di fede sceglie e decide di continuare ad ascoltare quelle parole che, come una bussola, rassicurano, guidano e conducono oltre la paura.
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