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L’altro seminatore non si ferma mai, non conosce soste né pause e non prende un giorno di ferie neanche in estate. Se il terreno buono ricevesse solo la Parola tutto sarebbe più elementare e semplice, ma il seme delle infestanti è abbondante e può contaminare il futuro raccolto.
La tentazione più forte è quella di estirpare la zizzania, di provare a fare piazza pulita, ma il risultato che possiamo ottenere è un campo devastato che miete vittime e non risolve alcun problema.
È già difficile fare i conti con sé stessi: la nostra verità non è mai un valore assoluto e un minimo di onestà intellettuale non può che riconoscere il limite della nostra capacità di distinguere il bene dal male.
L’altro seminatore, ogni tanto, riesce a venderci quello che vuole, accarezza la nostra invidia, stimola il nostro orgoglio o gioca col nostro senso di giustizia.
Una qualunque azione non è mai limpida sino in fondo, un gesto apparentemente gratuito può nascondere un inconfessato interesse e non c’è parola di condanna nei confronti degli altri che non si ritorca contro noi stessi.
C’è chi decide che è conveniente arrendersi e porre fine al conflitto con l’altro seminatore.
C’è chi fa pace con il limite dei suoi frutti e, accetta l’imperfezione senza perdere il desiderio di provare e riprovare per renderli migliori.
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