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Si respira ancora l’aria pesante del lutto in quel cenacolo…
La sera di quella domenica ci presenta una comunità ancora a porte chiuse, timorosa e insicura, prigioniera di un senso di colpa che non può risolversi con la semplice buona volontà. Ognuno porta in cuore la consapevolezza di non aver creduto sino in fondo, di aver preso le distanze nell’ora della passione e della morte.
Come risulta assordante il canto di un gallo che ti ricorda il tuo tradimento e ti mette di fronte agli evidenti limiti della tua capacità di amare: pensavi di poter dare la vita per un amico e la realtà dice che non sei riuscito neanche a essergli accanto o a stare sveglio per unire la tua preghiera alla sua.
C’è davvero bisogno di accogliere quella Pace che il mondo non sa dare, di fare spazio a un dono ulteriore che esprime un’amicizia capace di restituirti la dignità che pensavi di aver perso per sempre. La Vita bussa ancora alla tua porta e t’invita a toccare i segni di una guarigione che perdona, risana e salva.
E se anche vagavi altrove e non eri presente, la Vita torna a cercarti anche la domenica successiva, ti prende per mano e t’invita a uscire dall’incredulità che ti attanaglia e a far respirare la fede che ti porti dentro.
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