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Le ombre della storia si possono leggere, ascoltare o osservare un po’ ovunque.
Le voci che raccontano ciò che è torbido sono sempre in splendida forma e intonazione, mentre chi potrebbe raccontare un po’ di luce, spesso parla timidamente o sceglie di restare in silenzio.
Un giorno c’è la pandemia, quello dopo diventa una guerra e quello successivo è già in ansia per i cambiamenti climatici…
Lasciare che a condurre la narrazione siano sempre le orchestre della paura, le bande dell’incertezza e i cori della disperazione alimenta il senso d’impotenza e inchioda la terra a una storia che ha abbandonato qualsiasi ipotesi di un lieto fine.
Alzare il proprio sguardo e interrogare orizzonti alternativi è un’opzione da considerare seriamente, perché esiste una storia che scorre un giorno dopo l’altro, ma per chi crede in Dio o anche solo nel genere umano, la ricerca di una sintesi e di un senso di tutti questi secoli è imprescindibile.
Chiamare i discepoli più stretti e condurli un po’ più in alto, là dove il pensiero può concedersi maggiore spazio e libertà, dove la materia è un po’ meno materia e si può restare accecati dalla presenza di ciò che normalmente risulta non visibile…
Interrogare il proprio passato, scoprirlo un po’ meno lontano nella bontà del cuore della legge e dell’anima dei profeti…
Interpretare meglio il presente, leggere con attenzione quel che vuol dire la sofferenza, il dolore e anche la morte…
Presagire un antico futuro che non si arrende e non demorde, che suggerisce il compimento della vita oltre la vita…
Una luce all’improvviso può anche essere nostra, ma non accade per magia e non piove dall’alto.
Una luce all’improvviso chiede silenzio, partecipazione e presenza.
Una luce all’improvviso è nella preghiera che non hai ancora pronunciato, nell’ascolto che si purifica dalle troppe distrazioni e in uno sguardo che abbandona la ripetitività del quotidiano per lasciarsi sorprendere dalla meraviglia di un’altra storia.
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