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Le stagioni non si indossano come un capo d’alta moda che oggi brilla in vetrina e domani accumula polvere in un armadio. Non è un bene di consumo il tempo che ci è stato affidato e tutto quello che abbiamo vissuto continua a cercare la prospettiva del compimento.
C’è un giorno preciso in cui abbiamo imparato a camminare e anche mezzo secolo dopo, i nostri passi continuano a scandire il presente.
C’è stata una prima parola che abbiamo pronunciato e, per quanto sia cambiata la nostra voce, continuiamo a sentire un bisogno insopprimibile di esprimere la lettera che nasce dove abitano i nostri pensieri.
Leggere il passato considerandolo un’esperienza ormai morta può dare la misura di una novità che appartiene alla confezione, ma l’essenza è altrove.
Interpretare il presente slegandolo dall’itinerario che ci ha condotti dove siamo può apparire liberante, ma nessuno è mai diventato adulto senza portare con sé il bambino che è stato.
Leggere il Vangelo come se non esistesse un Antico Testamento è un po’ come considerare che un popolo sia diventato tale senza dover essere prima un insieme di tribù.
Ignorare l’esistenza dei comandamenti, perché esiste un nuovo comandamento, non conduce all’amore, ma al più disperato tra i narcisismi possibili.
Gesù illumina quel passato, ci aiuta a comprenderlo meglio, lo libera dagli accomodamenti della nostra ipocrisia, ma certamente, non ha alcuna intenzione di mettere la Legge tra i saldi di fine stagione.
Perdersi nel legalismo esasperato ignorando chi ci aiuta a interpretarlo correttamente è un po’ come leggere un testo in una lingua che non conosciamo a sufficienza.
Illudersi di poter fare a meno di quel testo, con la scusa che dove c’è misericordia non occorre più alcuna legge, è solo una giustificazione per fare un po’ quel che si vuole senza la necessità di un senso o di una ragione.
Dare compimento è continuare a leggere, indagare, interpretare per trarre fuori il tesoro di un’azione realmente buona, capace di compiersi e di continuare a produrre il suo effetto anche in futuro.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù afferma che tutto è compiuto eppure gli effetti di quel compimento continuano a essere presenti e vivi anche oggi.
Abbiamo una vita da compiere: un passato da riscoprire, un presente da studiare con maggiore attenzione e un futuro da rassicurare.
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