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Le infinite discussioni su un “patriarcato” che abita più l’iperuranio di quanto non sia presente nelle realtà familiari che conosco…
Il presepe con una seconda donna a sostituire il povero S. Giuseppe nel nome della stessa inclusione che non si pone alcun problema quando si tratta di multare i senza tetto che pranzano in galleria nel cuore di Milano…
Gli asterischi che rispettano la percezione e sanciscono la sconfitta di un mondo che rinuncia al dato oggettivo e i cancelletti tirati su dal pensiero unico che sarà anche democratico, ma prova a dire qualcosa di differente e ti accorgi di come va a finire…
C’è da aver paura nel pronunciare la parola famiglia e se ci aggiungi sacra è perché il medioevo te lo porti dentro.
Il futuro antico in cui mi riconosco non può prescindere dalla convinzione che la vita e la dignità sono figlie dell’amore tra un uomo e una donna e non ho alcuna intenzione di cambiare idea nel nome del politicamente corretto e della ricerca di un facile consenso.
L’amore di Giuseppe per Maria si nutre di silenzi che non vengono interrotti dalle inutili chiacchiere, di spazi di ascolto come quelli riservati a Simeone e Anna che aiutano la coppia a comprendere più a fondo il senso di quella Parola che li unisce e sostiene.
La concretezza di un vecchio artigiano che è particolarmente sensibile ai sogni e riesce a decifrarli in segni, la fiducia di una giovane donna che contempla in segreto il mistero di una Parola che illumina il loro cammino…
Il futuro non si costruisce sul nulla e ha bisogno di un punto di partenza, di un’esperienza che porta con sé inevitabili errori, ma può offrire intuizioni preziose perché il progresso sia davvero tale.
Il Natale ci regala questa pagina che suggerisce un percorso in cui la Parola è determinante per aiutare una famiglia a dialogare e ad approfondire il senso di un amore che è dono di Dio.
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