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Il triste e beffardo sorriso dei potenti irride l’attesa dei poveri e canzona impietosamente la loro speranza.
Una battuta sul loro amico immaginario, la superiorità della loro scienza e il ripetuto abuso del ricco che non rinuncia a portar via anche le monetine dalla tasca del debole e dell’escluso.
C’è da sentirsi quasi dio nel razionare il bicchiere d’acqua del povero, nel decidere se abbia diritto di scaldarsi o meno e nel servirgli un salutare piatto d’insetti per rallegrargli la tavola.
Un dio meschino e miserabile che decide se ti spetta un respiro o se devi soffrire di una qualunque apnea e imparare a chiedere pietà per un po’ d’ossigeno.
Un dio minore che si autocelebra in una liturgia tecnologica, farmaceutica e sempre più lontana dal rispetto per l’essere umano.
Prima che sia domani continueranno a danzare la loro arroganza e gli inconsapevoli sfruttati, batteranno loro le mani.
Prima che sia domani, penseranno al loro successo e faranno di tutto per non pensare al tuo ritorno, crederanno che se non ti sei fatto ancora vivo è per la ragione più semplice, quella che in fondo non esisti.
Prima che sia domani, non capiranno tutto questo tempo che hai donato loro generosamente, perché potessero, infine, convertirsi.
Prima che sia domani, dammi la forza di continuare questa lunga veglia, di essere lucido nella mente, fermo nella decisione e attento a quanto suggerisce il tuo Spirito.
Prima che sia domani, non consentire alla mia fede di addormentarsi nella notte pagana dei padroni di questo mondo.
Prima che sia domani, sostieni il mio viaggio e aiutami a non disperare e a non rinunciare all’attesa del tuo Regno.
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