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Trenta denari è il prezzo di Giuda, ma quel che mi chiedo oggi è: il mio prezzo qual è?
Un po' di quiete per non essere disturbato da un campanello inopportuno o da una qualunque situazione che possa chiedermi uno sforzo eccessivo?
Il mondo di ieri, con tutte le sue contraddizioni, ma con l'apparenza delle cose che sembravano funzionare?
La libertà di potermi spostare senza eccessivi controlli e con l'illusione di poter controllare la mia vita?
C'è qualcosa o qualcuno che possano meritare lo standby della coscienza per evitare di prendere posizione o addirittura, per scegliere di stare, apertamente contro quello in cui credo?
Vale davvero la spesa, aprire bocca, quando sai già che ti costerà il rifiuto, l'esclusione e l'allontanamento da tanti affetti?
Che senso ha andare a cercare gli ultimi, quando c'è già chi ha scelto per te chi deve ricevere attenzione e chi no?
Ho abbastanza fede per sottrarmi alla tentazione di accettare il prezzo e di lasciarmi acquistare, come se fosse la cosa più logica e razionale?
Si può tradire per guadagnare in immagine, per trovare il giusto riconoscimento, per essere al passo coi tempi.
Si può tradire per un'idea distorta d'amore, per essere gradito alla persona più cara, per evitare la tensione e il conflitto.
Si può tradire perché lo fanno tutti, per assenza di margini nel separare la vita reale da quella virtuale, per aver accettato uno dei tanti copioni che la vita ti assegna.
Si può tradire per far parte della società, per il timore di essere inferiori, per la paura di leggersi coraggiosamente dentro.
Si può tradire e chiedere un Cristo che non vada oltre i confini di questi giorni sulla terra, un Cristo che risulti sempre piacevole e simpatico, un Cristo che lasci al loro posto i mercanti del tempio.
La tariffa di Giuda è solo una tra le tante in circolazione, forse la più banale, la più scontata.
Non averlo venduto per denaro non mi rende migliore, né differente.
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