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Ho ricordi di stelle che visitano le mie palpebre socchiuse e bagliori improvvisi che accendono la memoria delle notti in attesa del volto dell’aurora.
Ci sono i giorni lunghi e caldissimi della scorsa estate che mitigano il freddo di questo inverno e mi ricordano lo stupore per tutto quel cielo che non riesco a contenere in un solo sguardo.
E come i pastori di ieri, cammino nella notte e alzo lo sguardo per cogliere il più piccolo tra i segnali di luce che abitano il nostro stanco universo. In un solo istante di silenzio c’è la serenità e la pace che questo mondo non sa più invocare e ci sono le voci degli angeli che raccontano il profilo migliore della nostra storia.
Penso ad Anna e Simeone, alla veglia paziente di una Vita che non teme le ferite di ogni abbraccio e ormai è pronta per lasciarsi attraversare dalla pienezza del mistero di una Parola che colma ogni vuoto e muta il più pesante tra i fallimenti in una semplice esperienza.
E Natale, lontano dallo scricchiolio delle confezioni, dalle ansie distopiche di un tempo che si consuma senza leggere e interpretare le esigenze che appartengono allo spirito, dai troppi auguri svuotati di ogni significato, è comunque alla portata di ogni uomo di buona volontà.
C’è luce pura dove la materia tace e l’interiorità diventa un tempio pronto ad ospitare la visita di un Dio che non teme il nostro disordine e la nostra confusione.
Buon Natale!
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