|
Quando finisce il male?
Tra tre guerre e due terremoti?
Non potrebbe essere un po’ più preciso?
Quando finisce il male non è poi così importante se non hai smesso di credere che, anche in questo momento, il bene non rinuncia a dire quel che pensa, sente e ama…
Non importa se resta incompreso, se talvolta è messo un po’ all’angolo o se viene ricoperto d’insulti: il bene è più che sufficiente per giustificare sé stesso.
Quando finisce il male le maschere si sciolgono e mostrano la realtà per quello che è davvero.
Quando finisce il male la verità smette di essere un’opinione e le parole si pronunciano in tutto il loro significato o mostrano che lunghi periodi, a volte, non vogliono dire altro che niente.
Quando finisce il male non è ancora oggi e le ore o gli anni che abbiamo davanti non sono tempo per rincorrere il vento dei piazzisti prestati alla profezia o degli affabulatori di un mercato che vende morte in tutte le sue varianti possibili e immaginabili.
Per quanto possa far male un tradimento, è molto più pesante la condizione di chi ha tradito, di chi ha abbandonato, di chi si è venduto al miglior offerente.
La fedeltà a sé stessi e a Dio può diventare motivo d’accusa e, quanto è importante in quel momento, mantenere la calma, respirare profondamente e prendere coscienza dello Spirito che continua a suggerire quello che dobbiamo dire o fare.
Quando finisce il male anche le ferite più profonde ritrovano il dono della guarigione e quella sensazione di essere perduti, lascia il suo spazio alle lacrime di gioia di un infinito abbraccio che sa di casa, di famiglia e di salvezza.
|
|
|