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Sono un uomo piccolo e detesto questo limite. Osservo gli altri e sono così slanciati e puntano verso il cielo, sono più vicini alle stelle e potrebbero quasi toccare la Luna…
Sono così basso e gli altri m’impediscono di vedere qualcosa di più. Quel vecchio albero mi sovrasta e riduce ampiamente l’orizzonte del mio sguardo: lo taglierò al più presto e mi siederò sul suo tronco e guardandolo dall’alto verso il basso dirò a me stesso che adesso, il nano è lui e io sono un gigante.
Sono un uomo piccolo, a volte un po’ meschino, ma incredibilmente curioso. Osservo gli altri e so molto bene che quando mi sono davanti non posso vedere che qualche misero ritaglio di cielo.
Quel vecchio albero è una meraviglia; i suoi rami sono forti e le sue foglie d’autunno, prima di cadere, sono la memoria tangibile dell’estate che abbiamo vissuto e condiviso.
Sono un uomo piccolo, ma lui, l’albero, è così alto, robusto e maestoso.
Quando desidero osservare il mondo da un altro punto di vista, gli chiedo gentilmente se posso arrampicarmi e lui sembra felice di potermi venire in aiuto.
La statura non è il vero problema e anche se soffri di vertigini, quando porti dentro di te il desiderio di andare più in alto, di conoscere il mondo da un punto di vista più elevato, ci sarà sempre un albero, pronto a ricordarti che sei ancora quel bambino e non hai dimenticato come si fa ad arrampicarsi.
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