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Nei circuiti teologici e nei discorsi per addetti ai lavori non è un problema far tornare i conti e dimostrare che Dio abbia accettato di morire.
Nella devozione popolare è un fatto che si accetta senza troppi ragionamenti, un percorso assimilato dal racconto di chi ci ha preceduto e talvolta, rinuncia a una qualsiasi domanda in proposito.
Nella vita dell'uomo di fede, la fede in un Dio che offre la propria vita per salvare la nostra umanità è un tema che quotidianamente fa i conti con l'esperienza e necessita di continui aggiornamenti.
Dopo un trentennio dedicato all'annuncio di un Dio che dona la vita per tutti noi, ogni volta che devo parlarne, devo tornare tra le pagine della mia storia e cercare una risposta che renda attuale la mia fede.
Per un po' penso, rifletto, medito e alla fine mi arrendo allo stupore e contemplo il volto di chi ama la vita, tutta la vita, nient'altro che la vita.
E se ancora non riesco a capire sino in fondo il mistero di quel dono è perché nella mia testa, continuo a distinguere tra quel che si può salvare e quello che deve andare perduto.
Quando smetterò di tracciare confini e di limitare l'azione della misericordia di Dio, forse, capirò qualcosa in più.
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