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Ho frammenti di sabbia che scorrono e diventano pensieri, un sole che si accende chiudendo gli occhi e paesaggi che ritraggono un'oasi a due passi dall'anima. E in tutta quella luce che per un istante abbaglia, le voci di una giornata qualunque passano al vaglio e resto in compagnia di un silenzio che diventa quiete, ed è lì che riscopro la meraviglia di un'altra compagnia e si perde ogni rumore di fondo.
A qualcuno infastidisce il lento e preciso itinerario in cui si costruisce un augurio che pretende di avere un nome e osa ancora, il coraggio del suo contenuto.
Solo l'umana idiozia può pensare che una festa rinunci alla sua motivazione più profonda per limitarsi ad agire nel nome del mercato, della tavola imbandita e del politicamente corretto.
Se questo mondo non è ancora stanco di pessime notizie e si nutre alimentandosi di odio e trangugiando fiele, è una ragione in più per ritrovarsi in quel deserto interiore che sa leggere e scrivere il Vangelo a caratteri cubitali.
Il deserto dentro di noi è una sala stampa che fa uso di buona coscienza, non teme di cestinare le scorie dei propri pensieri malati e tende l'orecchio per ascoltare un Verbo che presto si farà carne.
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