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Siamo spesso distratti, con la testa che viaggia ovunque e una certa difficoltà nel dare la nostra attenzione alle questioni realmente importanti. Il nostro sguardo si perde in un involucro, in una confezione gradevole e dimentica di considerare il contenuto.
Così il Natale si perde nelle interminabili code di un supermercato, nella ricetta originale da presentare per il cenone della vigilia o per il pranzo della festa, nel pensare a come tutelarci dalla possibile infezione o in una serie di telefonate e messaggi che rispettano l’etichetta e la buona educazione, ma faticano a metterci un po’ di reale affetto.
Il Natale si può perdere, quando è celebrato con una certa freddezza, quando si risolve nella preoccupazione di rispettare il precetto, quando non porta con sé il desiderio di provare a capire un po’ di più in quale modo potremmo essere uomini di buona volontà.
La carovana riparte e dimentica il bambino, la famiglia di Nazareth non è di quelle che gli spot pubblicitari rappresentano a suon di zucchero e jingle commoventi: i genitori di Gesù sono descritti nella loro realtà più vera, con le apprensioni che ci appartengono e quel cuore in gola che tutti noi conosciamo bene.
Capita di perdere il senso del Natale e in quei momenti, l’unico passo avanti è tornare indietro.
Perché il Natale si lascia comunque ritrovare e attende pazientemente i passi di chi sceglie di andargli incontro.
Il tempo è dalla nostra parte e c’è sempre una possibilità per chiarire quel malinteso che ci rode dentro, per raggiungere qualcuno che abbiamo dimenticato o per rimediare in qualche modo all’egoismo che ha ignorato che in quel momento aveva bisogno di noi.
Tutti, a volte, perdiamo un po’ l’orientamento e prendiamo coscienza di essere fuori strada, ma per chi sceglie di riprendere in mano il proprio cammino, il Natale è lì e resta in attesa paziente di essere ritrovato.
Ancora, Buon Natale!
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