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Sono andato in un deserto per cercare un prato e mi sono lasciato, volutamente, abbagliare sino a perdere i confini col mondo che consideriamo reale.
Se vuoi realizzare un prato devi prima immaginarlo dentro di te, sentire il profumo dell'erba e provare a camminarci sopra con delicatezza, tatto e grande attenzione.
Se vuoi seminare un prato devi scegliere il buon seme e se non distingui il trifoglio dall'erba medica, devi lasciare che qualcuno ti possa aiutare.
Se vuoi un prato che sappia condividere, non puoi restare tra la folla senza aggiungere qualcosa di personale: se gli altri trattengono, tu prova a lasciar andare.
Se il tuo passato ha scelto di capitalizzare e ha rinunciato all'onestà, sai benissimo che quel prato non puoi recintarlo come una proprietà privata, perché quel prato non è più tuo di quanto sia dei tanti altri che hai scelto d'ingannare.
E se vuoi che quel prato smetta di essere campo di battaglia, non lasciare che la divisa che indossi ti divori l'anima e diventi uno strumento per sopraffare.
Sto cercando il mio prato in un deserto, lo sto contemplando in una voce che lo sa raccontare e questa dolce attesa è la premessa e la promessa di chi non rinuncia a seminare.
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