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Ti sento raccontare tutte le varianti della paura e, almeno in alcune occasioni, sei riuscito a intimorirmi per breve tempo. Poi, sono ritornato ad ascoltare i miei silenzi e ho restituito una voce a chi è davvero Signore dei miei giorni.
Li vedo bene i segni del mondo che si consuma e si corrompe, li riconosco, li chiamo per nome e in questa lunga attesa, non rinuncio comunque a vivere.
Tra una limitazione e l'altra, sono comunque libero di ritrovare quel Dio che celebro e che amo. Forse, non l'ho mai fatto come in questi lunghissimi anni e dovrei dire più di un grazie per quella fede che sostiene i miei passi e non ha bisogno di alcun riconoscimento sociale per continuare ad alimentarsi.
Sollevo il capo e prego perché quel ritorno si avvicini: non bevo al calice di chi promette una salvezza a buon mercato.
Bello ritrovarsi a vegliare, ignorare le troppe bugie malate e i deliri di onnipotenza quotidiani.
Si può volare comunque, quando il tuo sogno è più grande, puoi ritrovarti a visitare la terra dall'alto e non è presunzione, ma leggerezza che si ottiene con la fatica di considerare seriamente i beni del cielo, come infinitamente più grandi di quelli che ti può offrire la terra.
E questo tempo di Avvento ormai alle porte è un lungo percorso per riaffermare il primato della vita spirituale.
Sono ancora prove di volo per chi desidera ritrovarsi dove la luce non è quella del villaggio natalizio, ma quella che abita una Parola, talmente vera che presto sarà carne.
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