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Siamo davvero poca cosa quando perdiamo il centro del nostro essere, quando l'impegno diventa distrazione per evitare di fare i conti con tutto quello che ci portiamo dentro.
C'è un momento in cui l'appuntamento col silenzio non può e non deve più essere evitato.
C'è un tempo che reclama attenzione per noi stessi, per restituire motivazioni sufficienti ad affrontare la fatica di ogni giorno.
C'è un istante in cui capisci che non è più il caso di rimandare a domani quell'attimo di coraggio e di preghiera, che chiede luce per capire meglio gli archivi della propria coscienza.
E quando, finalmente riesci a riconoscerti, puoi scendere dalla montagna e ritornare tra i tanti altri della tua vita.
Il mare del silenzio mette un po' paura a quelli che non sono abituati a fare una sosta, una pausa e, a concedersi di provare a rallentare, prima che sia un brusco impatto a determinare un arresto forzato.
Il mare del silenzio è un orizzonte da camminare con leggerezza, ma se distogli l'orecchio dalla voce che ti guida e inizi a pensare a uno dei tanti pesi che albergano nell'anima, immediatamente affondi.
Il mare del silenzio chiede di essere ascoltato per divenire voce, carezza sulla fronte del bimbo impaurito che riconosce l'affetto e ricorda che non si è mai soli nel corso di questo viaggio.
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