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Quando Pietro afferma che "Gesù è il Cristo", le sue parole gli sono suggerite dallo Spirito e la risposta non può che essere corretta. Però, non molto tempo dopo, Gesù stesso gli dirà "Vai dietro a me Satana" e interrogato da una donna, durante la passione, di quella risposta non ci sarà più la minima traccia.
Non siamo differenti noi, con la precisione del Credo che pronunciamo e con le mille situazioni in cui smentiamo nei fatti, la verità di una risposta che non può e non dovrebbe essere puramente teorica.
Dovremmo uscire fuori dal contesto liturgico e provare a chiederci seriamente chi è Gesù per noi.
Lontani dalle frasi fatte e dalle informazioni che possediamo qual è il valore e la consistenza di quello in cui crediamo?
E chiedere nella sincerità del nostro silenzio interiore chi sia Gesù, inevitabilmente porta alla luce la questione di chi pensiamo di essere noi.
Se Gesù continua a essere quello che dice la liturgia o quello che dicono gli altri, anche noi corriamo il rischio di essere il figlio di Tizio, il bancario, il medico o l'operaio, la nostra provenienza geografica, il titolo di studio acquisito o il nostro curriculum vitae.
Lasciarci interrogare lontani dalle maschere e dalle finzioni sceniche, apre il nostro orizzonte al mistero di chi sia veramente Dio per noi e di chi vorrebbe diventare l'uomo riflesso al nostro specchio.
Le risposte confezionate le conosciamo bene, forse, è davvero il momento di andare oltre l'etichetta e di provare a scoprire il contenuto e la realtà della nostra fede.
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