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Negli spazi un po' ristretti di questi ultimi due mesi mi sono ritrovato più libero di quanto non sia mai stato.
Libero dall'ansia di prestazione, dal dover essere all'altezza della situazione, dalle attese di chi vorrebbe che io fossi quello che non sono.
Ho interrogato la libertà degli alberi, la loro apparente immobilità che attende la pioggia quando ha sete, le loro radici che scendono nel profondo della terra senza negare alle foglie la leggerezza del cielo che abitano.
Ho chiamato a raccolta i fiori del mio campo per scoprire che il problema non è essere altrove, ma apprezzare dove ti trovi e saper dire grazie per la compagnia di chi ti è accanto.
Ho osservato i giovani merli che mettevano su casa, un rametto dopo l'altro, un volo fiero e consapevole del proprio ruolo e della primavera delle loro piume.
E nella libertà degli esseri più semplici, ho sognato qualche complicazione in meno per le troppe inutili corse della comunità degli uomini,
sempre in affanno per reclamare quel che domani diventerà motivo di noia e frustrazione.
C'è tanta di quella libertà in un attimo di silenzio e preghiera, in un cellulare lasciato a distanza e senza suoneria, nelle pagine di un libro che ti trovano attento nell'ascoltare una storia che in fondo, è un po' anche la tua.
C'è libertà in una breve passeggiata che ti vede presente a te stesso e capace di raccogliere ogni cosa che incontri.
C'è libertà nel considerare la responsabilità di chi sei chiamato a servire per il gusto di condividere quello che hai e che sei, senza pretendere nulla in più.
C'è libertà nel volto delle persone che conservi in te e nel desiderio di riportarle spesso alla memoria dell'affetto che provi.
C'è libertà dove la libertà ha un significato che non si risolve con un diritto acquisito, ma con la responsabilità dello spazio che ti è offerto.
Le limitazioni vissute possono disperdersi in quel che ti sembra di aver perduto o in una maggiore coscienza di quello che puoi fare proprio adesso.
Un'altra libertà può avere inizio anche in una prigione e un'altra schiavitù del tutto inconsapevole può indorare la pillola di chi si sente libero solo quando spinge un carrello negli spazi tutt'altro che infiniti di un centro commerciale.
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