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La terza etą va ancora troppo in fretta, si muove nella direzione di nipoti da recuperare a scuola o da portare a catechismo, viaggia veloce nel tentativo di alleggerire chi lavora ancora, da impicci burocratici e commissioni varie.
La terza etą prolunga il nostro bisogno di essere prennemente attivi, funzionali e al passo coi tempi che cambiano velocemente.
La terza etą smette di svolgere un lavoro retribuito e coglie nella pensione l'opportunitą di colmare il tempo libero di hobby, volontariato e nuovi impegni.
Ci vuole una quarta etą per mettere un limite ai nostri spostamenti, per apprendere l'arte di stare fermi, per frequentare pił assiduamente il mondo delle parole, delle sensazioni e dei ragionamenti che si preparano a scendere al capolinea.
Ci vuole una quarta etą per abbracciare un bambino senza lasciarsi distrarre da quel che verrą dopo.
Ci vuole una quarta etą per dare a Dio le nostre energie e risorse migliori.
Ci vuole una quarta etą per sorridere di quel che un tempo ci preoccupava o per leggere un libro che diventi l'eco di quel che abbiamo vissuto.
Ci vuole una quarta etą per dire grazie di tutto: della schiena che offi fa meno male, della gentilezza di una commessa o della visita di un nipote di secondo grado.
Ci vuole una quarta etą, ma anche la terza dovrebbe andare un po' in questa direzione e abituarci gradualmente all'essere che trova pace nella semplicitą di un respiro, nei colori delle foglie o nel canto di un passero.
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