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Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Chi ha dato fiato al canto della paura, ora tace e vive nella rassegnazione. È facile il ritornello quando è sulla bocca di tutti, quando immagini che tutto si risolva in pochi giorni e trovi conferma nei rumorosi vicini che amplificano la resistenza stipati sui balconi.
Non è per tutti il balcone interiore, la voce nuda che sceglie di cantare un'altra storia e si schiera senza indecisione dalla parte degli oppressi e di quanti continuano a essere ignorati.
Ci vuole la giusta intonazione, lo sguardo rivolto a quanto capita dentro e la leggerezza di un cuore che faccia pace con l'inverno.
Qualcuno non ha ancora interrotto il proprio canto e se vuoi percepirlo e unirti al coro delle anime salve, spegni il televisore, prendi una pausa dal computer e dimentica per un istante il cellulare.
La gioia non ha perso la voce, può espandersi se fai tue quelle note, se il Natale smette di essere pretesa e ti trova umilmente in attesa.
Da un altro balcone è ancora possibile la tua canzone, quella che smette di affermare un io per ritrovare un noi e legge ancora nelle note a margine della nostra storia la presenza di un Dio.
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