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La mia identità non riposa nella carta, ma nella pelle e quel nome che pronunci seguito da un ordine, è l'unica ricchezza che posso denunciare.
Io sono il mio nome, la relazione che si crea con chi lo pronuncia con un minimo di rispetto e, tu chi sei?
Sei l'ingegnere, il dottore o il cavaliere?
Sei la casa che possiedi o il tuo conto in banca?
Sei quello che può evitare la fila, perché gli altri sono soliti abbassare il cappello quando passi?
Sei il numero dei tuoi follower o uno dei premi che esponi orgogliosamente in vetrina?
Io sono solo il mio nome, l'affetto che ho dato e ho ricevuto, il povero Lazzaro che neanche il Vangelo può dimenticare.
Tu sei il ricco e nulla di più, l'artefice di quell'inferno che potresti risolvere, se solo riuscissi a osservarmi come un essere umano.
Ti appelli ad Abramo continuando a considerarmi come uno strumento che ha l'unica funzione di servirti.
Prova a guardarmi negli occhi, prova a pronunciare il mio nome senza troppa arroganza e con ogni probabilità, scoprirai anche tu come ti chiami veramente.
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