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Io so poco di numeri, capisco qualcosa di più se mi parli di coriandoli.
Sono già in tanti a far la coda per accedere alla stanza dei bottoni, per attendere impazientemente il titolo di onorevole, per muovere le dita delle mani in preda a un delirio folle chiamato borsa: chiedo scusa se scelgo la vita.
I rami di una quercia o le braccia di un bambino sono beni che desidero accumulare, il conto in banca può anche aspettare.
Io so poco di numeri e scelgo ancora il colore dei coriandoli; sono un bambino con le rughe che gioca ancora il proprio carnevale.
Domani, forse diventerò più serio, più adeguato alla roulette dell'amministrazione, più a mio agio nel vendere e comprare tutta quella roba che un giorno dovrò abbandonare.
Non si può scegliere Dio e il denaro, non puoi trattenere sia la borsa che la vita e se ti piacciono così tanto i numeri non so come spiegarti la ricchezza dei miei coriandoli.
Sono frammenti di tempo condivisi, briciole di pane su una tavola amica, farfalle che si danno appuntamento per un giro di vento su questa terra.
Sono legami possibili quando si scioglie la maschera, amicizie che resistono all'usura del tempo e affetti che sfuggono alla logica del dare-avere.
Non c'è nulla di male in quel che possiedi, sono solo cose e puoi utilizzarle per rendere migliore il tuo mondo. Il male inizia quando sono le cose a decidere per te e quel che credi di possedere, in realtà ti possiede.
Siamo tutti amministratori un po' disonesti, almeno sino a quando non riscopriamo la gioia di correre dietro a un aquilone.
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