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Ho un ricordo sfuocato dell'antico giardino, immagini impresse nella memoria di un bambino che camminava nudo sul prato, senza provare alcuna vergogna.
Ero fragile sì, ma protetto e custodito da una mano che mi raggiungeva ovunque...
Mi chiedi dove sono, ma ho timore di risponderti e mi sono nascosto.
Vorrei urlare che sono qui, ammettere che mi sono nascosto e provare a dare voce alla mia paura.
Pensavo che sarei diventato grande come te e ho creduto alla prima voce che mi suggeriva la via più semplice e immediata per crescere di statura.
Volevo alzarmi in volo e mi sono ritrovato nel fango e nella polvere a cui conduce ogni bugia.
Ho scelto di scaricare la mia colpa sull'essere umano che avevo accanto, e ho pensato che per gli adulti è normale scaricare sul primo che capita la propria colpa.
Sei venuto a cercarmi, e ti ho risposto indossando la prima delle tante maschere che mettono in scena una rappresentazione teatrale, dove sarebbe sufficiente la vita.
Continui a cercarmi ogni giorno, e quando non ce la faccio più, ribalto le parti e mi chiedo dove sei tu.
Se solo sapessi cogliere questo tempo di grazia, se facessi pace con la polvere di cui sono fatto,
se riconoscessi le tante stagioni in cui mi hai visitato...
È tutto più semplice quando smetti di nasconderti e ti lasci ritrovare, quando le parole smettono di essere pronunciate per astuzia e dicono la verità della propria condizione.
Quando smetti di cercare al di fuori il giardino, sei di nuovo tra gli alberi e puoi riprendere a camminare.
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