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L’uomo che gridava nel deserto per annunciare la venuta del Signore e battezzava le folle invitandole alla conversione adesso è un uomo fragile, prigioniero e solo.
Anche Giovanni ha bisogno di una conferma, di una parola di Gesù che lo rassicuri e lo aiuti a sostenere l’ultima prova.
Gesù risponde con i gesti di guarigione che segnano la presenza del Regno e del Messia su questa terra… è la tenerezza del Signore che libera il Battista dalla paura di essersi sbagliato, è la carezza di un Dio che riconosce la bontà della sua opera.
Giovanni è davvero il profeta più grande, il messaggero che vive a cavallo tra i due testamenti e chi lo ha seguito sa che è tempo di andare oltre, perché il tempo del desiderio è ormai realtà che si compie, Parola che si è fatta carne, salvezza che chiede solo di essere accolta.
Dal deserto al carcere è un viaggio lungo una vita intera e gli occhi di Giovanni possono oltrepassare le sbarre e contemplare la presenza di Dio che guida e sostiene il popolo degli uomini di buona volontà. Il Battista è un uomo di Dio che accetta di passare in secondo piano, perché il Vangelo possa crescere e diffondersi ovunque.
Quale grande consolazione è sapere di aver fatto la propria parte senza lasciarsi catturare dalla luce dei riflettori della popolarità raggiunta e quanto è bella la libertà di chi non si lascia imprigionare dal proprio ego e dall’effimero successo di questo mondo.
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