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Potrò mai vedere se non inizio ad ascoltare?
Vedere è un verbo pasquale e non è sufficiente la portata del mio sguardo per penetrare in quell'oltre.
Vedere quello che gli occhi non riescono a raggiungere con il limite del proprio campo visivo è possibile attraversando quel percorso di fede che si esprime nel desiderio e nella volontà di credere.
Vedere un uomo che si appresta a salire su quell'albero risulta incomprensibile e inaccettabile se la prospettiva resta quella dei nostri calcoli quotidiani.
Vedere è rischioso se quello che percepisci è la sconfitta, il fallimento e l'umiliazione di un dono appeso e inchiodato al legno della nostra paura di non esserci più.
Vedere è un verbo per domani; oggi è necessario ascoltare e selezionare accuratamente le voci che inducono al coraggio di andare a scoprire come una storia possa giungere a un lieto epilogo, solo passando attraverso quella croce.
La gloria di questo mondo si esprime nel consenso, nel successo, nelle conquiste, nella forza e nel potere che celebra miseramente sé stesso. E se stiamo cercando la verità di un applauso, finiremo con l'accordarci al coro che invoca la libertà di un delinquente e decide di sopprimere l'innocenza, la giustizia e la verità.
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