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Non è più tempo di attendere che arrivi qualcun altro: il Battista sa bene che ha portato a termine la propria missione e quell’uomo riconosciuto tra la folla dei penitenti è davvero l’Agnello di Dio che porta il peso dei peccati del mondo.
La terza Epifania chiude i conti col dubbio sull’identità di Gesù e Giovanni può finalmente invitare i propri discepoli a seguire chi battezza nello Spirito Santo. Quell’uomo non è uno dei tanti profeti che hanno accarezzato con l’impronta di Dio la storia degli uomini; quell’uomo è il senso stesso della loro storia, è Colui che è da sempre, è l’autore di ogni respiro che abita la terra.
Accogliere la testimonianza del Battista è prendere parte a questa nuova manifestazione di Dio, è lasciarsi coinvolgere pienamente dal mistero della vita che ci è stata donata.
Se fossimo più consapevoli di quanto abbiamo ricevuto con il nostro Battesimo, se non limitassimo l’azione di Dio al breve tempo di un’azione liturgica che talvolta non va oltre la celebrazione di una nascita e si consuma tra schiamazzi, abbondanza del cibo e delle bevande e una firma sul registro apposito…
Se prendessimo coscienza che abbiamo tutta la vita per comprendere il significato del nostro essere “figli nel Figlio” e decidessimo d’apprendere l’arte di scoprire nel Figlio il volto del Padre…
Se il desiderio di conoscere, di scoprire e di leggere i caratteri del Vangelo con l’aiuto di quello Spirito che li riconduce alla concretezza della nostra esistenza…
E invece, lasciamo che il cuore sia altrove e ci accontentiamo di una fede tiepida che si risolve con lo svolgimento di alcune pratiche che confondono Dio con l’agenzia delle entrate.
Se l’entusiasmo è un ricordo, se la grinta e la decisione sono solo un sogno per domani e se quel che ci resta è una favoletta ormai priva di ogni particolare è perché ci siamo seduti quando era ora di stare in piedi e abbiamo dormito quel tempo in cui era necessario vigilare.
No, non abbiamo ancora perduto niente, non è più tempo di addebitare il nostro cattivo umore al capufficio, al coniuge, ai figli o alla pandemia: se proviamo a guardare un po’ più in alto, quella Parola è ancora alla nostra portata e la novità che stiamo cercando potrebbe essere quella di considerarla con maggiore serietà e affetto.
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