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Fanno sorridere i latifondisti di ieri. Se considero i chilometri di terra che appartengono ai filantropi, le case, le vigne, i frutteti, le isole dei grandi benefattori e quel pugno di uomini che può esibire l’atto di proprietà di metà delle risorse dell’intero pianeta…
Tutto in ordine, tutto legale e poco importano le considerazioni etiche a chi può permettersi di celebrare il regno delle iniquità raccontando di un paradiso terreno che, per grazia divina, si sente in diritto di amministrare come meglio crede.
La grande maggioranza degli esseri umani vive la realtà di un debito che non potrà mai saldare in alcun modo e che è destinato a crescere senza misura. Qualcuno ammalia le folle con il racconto di un mondo in cui non avremo più nulla e saremo felici. Tutti meno loro ovviamente.
I presunti proprietari odierni della vigna della parabola evangelica sono sempre più convinti di aver ammazzato non solo il Figlio, ma anche il Padre e s’illudono che nessuno possa più chiedergli di restituire quello che hanno sottratto ai loro fratelli.
I deliri d’onnipotenza hanno il loro arco di vita, ma c’è sempre un ultimo respiro e in quel momento emerge la verità nuda e cruda di un mondo che devi abbandonare senza alcun bagaglio al seguito.
Lo Spirito Santo continua a soffiare dove vuole e quando provi ad ascoltare nel gioco profondo e leggero dei tuoi silenzi prendi coscienza che il vero Proprietario della vigna è ancora vivo e che quel Figlio continua ad abitargli accanto. E quel cerchio magico che vorrebbe mettere il contatore anche ai nostri respiri, dovrà rendere ragione della cattiva amministrazione di beni che appartengono a chi ha piantato, coltivato e cresciuto la vigna.
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