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C’è una vita che scorre tra una scadenza e un appuntamento, un cartellino da timbrare e una ricorrenza annunciata sui social, un impegno inderogabile e l’obbligo di calendarizzare l’agenda del possibile divertimento.
Una vita che non deve avere spazi liberi e che comincia in tenera età trascinandosi il peso di una cartella che deve contenere tutto: la scuola, la musica, lo sport, la festa di compleanno, l’immancabile cellulare e i suoi derivati…
Una vita che corre ovunque e non ha tempo di sedersi: non sia mai che un pensiero possa prendere lo spazio di un approfondimento, di un’analisi meno superficiale, della libertà di un respiro che non stia già ipotizzando il momento successivo.
Una vita che non ha mai tempo per Dio…
Qualcuno lo dice esplicitamente che è tempo perso, qualcun altro si limita ad affermarlo con le proprie scelte, altri ancora, ci penseranno domani.
Le domeniche fatte di lavoro o di recupero del sonno perduto, di una serie televisiva da divorare su Netflix o di un posto in curva televisiva quando un gruppo di pedatori rincorre un pallone, di case da riordinare o di compiti da eseguire per guadagnarsi una pizza serale.
Dio può sempre aspettare tempi migliori: forse quando sarò più grande, magari quando andrò in pensione o se è fortunato, a Pasqua o a Natale.
Gli anni del catechismo, ma possibilmente solo quelli in cui c’è un sacramento da celebrare, un book fotografico da riempire e un pranzo o una cena per riunire amici e parenti.
Dio non demorde e rinnova quotidianamente l’invito a vivere un tempo che non sia solo cronologico, un tempo per restituire significato a quanto accade ogni giorno e un tempo per restituire fiato a quel povero spirito travolto da ammassi di materia che occupano l’intero spazio del nostro essere.
La vera differenza tra chi entra e chi resta fuori dalla sua festa non è nei titoli guadagnati con la nostra storia, ma da quella disponibilità di fondo che gli esclusi di ogni tempo afferrano al volo, mentre quelli che si considerano appagati trascurano senza troppi problemi.
E dopo l’ultimo giro sulla giostra, il vestito che indossiamo, per quanto raffinato e costoso, potrebbe non essere quello richiesto.
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