Se non ho ancora decifrato quel che hai scritto sulla terra è, perché continuo ad affidarmi alla lente della legge, là dove il filtro più opportuno sarebbe quello della misericordia.
Di quel luogo in cui si realizza il perdono, abbiamo un gran numero di mappe, ma l’ago della bussola punta verso il nord di una regola, di una norma e continua a portarci fuori strada.
Identificare qualcuno che sia abbastanza cattivo per sentirci autorizzati a scagliare una pietra, prendere parte alla liturgia che sceglie di lapidare il proprio nemico e alleggerire la coscienza con la storiella, neanche troppo credibile, che è colpa sua se ha abbandonato gli argini della tradizione o del politicamente corretto.
E se qualcuno prende tempo, se ci mette gentilmente di fronte alla nostra disonestà, se mette in discussione la nostra presunzione d’innocenza, sul momento stiamo zitti e andiamo rapidamente a casa, ma coltiviamo già il proposito di eliminarlo, di toglierlo di mezzo il più presto possibile.
C’è bisogno di qualcuno che continui a scrivere sulla terra tutta la misericordia che non abbiamo ancora appreso, il perdono che non abbiamo accordato, le pietre che abbiamo nascosto e che siamo pronti a scagliare.
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