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C’è un tempo in cui prevale la determinazione, la sicurezza e la decisione e un tempo in cui affiora il timore di esserti sbagliato, di aver confuso le lanterne con le lucciole o di aver creduto vero un miraggio.
L’energia, l’entusiasmo e la fede che avevano sostenuto la predicazione di Giovanni nel deserto, adesso, fanno i conti con la stanchezza, con l’età adulta e con la solitudine di una prigione.
“Chi me lo ha fatto fare?” è una di quelle domande che talvolta rivolgiamo a noi stessi senza dargli la consistenza della nostra voce: a volte è solo un attimo, a volte può durare periodi decisamente lunghi e difficili.
Giovanni ha puntato tutto in una sola direzione e non vuole neanche immaginare il senso della propria vita, del sacrificio che ha vissuto, se mai la sua scelta si fosse rivelata sbagliata…
Ora è lui ad aver bisogno di essere rassicurato, rincuorato e confermato sulla bontà del suo canto di misericordia nel deserto.
E la risposta giunge puntuale e diventa il racconto di ciechi che ritrovano la vista, di sordi che tornano a sentire e di una Parola che risuona potente per i tanti poveri in attesa.
E lo stesso Gesù, testimoniato da Giovanni, ora rende ragione di quanto sia stata autentica la missione profetica del Battista sulle rive del Giordano.
C’è una stagione in cui siamo noi a rassicurare i nostri fratelli e sorelle e un tempo in cui è legittimo attendere qualcuno che ci restituisca la serenità e la quiete…
E se è bene spendere le nostre energie per fare quanto possiamo per le persone che ci sono affidate, non dobbiamo dimenticare quanto sia importante alimentare il nostro servizio con una preghiera che restituisca la carità ai nostri sforzi, perché non diventino solo elemosina.
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