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Non è facile raccontare un grembiule ai colletti bianchi. La distinzione non è solo nelle mani o nella mente di chi svolge mansioni differenti: è normale che ognuno offra i propri doni per il bene della società e della comunità in cui vive.
Quello che mi lascia perplesso, è il pensiero, neanche troppo nascosto, che le mani non siano poi così importanti e che un colletto inamidato valga molto di più di un grembiule.
Se il figlio di Dio sceglie d'indossare un grembiule per far capire ai propri discepoli dove sta di casa la vera grandezza, un motivo ci sarà...
Se la Chiesa sceglie di leggere il racconto della lavanda dei piedi proprio nel giorno in cui viene istituita l'Eucaristia, quel gesto che vede il più grande chinarsi verso il più piccolo, è qualcosa di più di un rituale fine a sé stesso.
Se quel gesto e quelle parole non riescono a trovare la via d'uscita dal contesto liturgico alla vita di tutti i giorni, non siamo poi meglio dei sepolcri imbiancati di ieri.
Perché continuo a vedere la presunta grandezza che si autocelebra e impone ai piccoli anche il battito delle mani.
Due millenni di storia per raccontare un pane e non aver ancora trovato il coraggio di condividerlo.
Non è facile raccontare un pane a chi non ha alcuna voglia di provare a indossare un grembiule.
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