 |
A volte senti il bisogno di mettere una distanza tra te e gli altri.
Ti accorgi che hai bisogno di silenzio e vorresti un margine di tempo per rimettere ordine nei troppi pensieri confusi che ti porti dentro.
Penso a un sabato di qualche anno fa, alla necessità di fermarmi a piangere un amico che avrei accompagnato nel pomeriggio per l'ultimo saluto terreno.
Penso a quello stesso sabato che al mattino mi chiedeva un sorriso per un'amica pronta a dire il suo sì per celebrare il mistero dell'amore di fronte a Dio e a molte persone della stessa comunità.
In quel momento, non per mio merito, ma per un dono che non so spiegare è stato sufficiente un breve silenzio per capire come e cosa fare.
Il dolore e la gioia possono coesistere e se ti affidi con coraggio a chi ti è accanto in quel momento, Dio diventa il pane per gioire dove si fa festa e il coraggio di partecipare pienamente al lamento di chi soffre.
Umanamente, Gesù non può che essere provato per la perdita del cugino e amico, cerca la solitudine in cui piangerlo, ma c'è una folla che lo attende e reagisce con l'empatia di chi fa del proprio dolore una chiave di lettura e di accoglienza dell'altrui sofferenza.
Ci sono tante cose che ancora mi sfuggono nel leggere il Vangelo; questa penso di averla capita bene.
|
|
|