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Dimenticare la propria origine, modificare la propria immagine e illudersi che qualunque cosa si immagini diventi automaticamente vera, sembrano i presupposti per dare vita a una favola…
Temo che il risveglio non sarà poi così dolce e quello che appariva come un sogno rivelerà la natura dell’incubo.
Un colpo di spugna per annullare un qualunque passato, per zittire definitivamente il luogo da cui provengo, le relazioni che mi hanno reso quello che sono e la fatica di dover sostenere lo sguardo degli altri.
Oggi, posso fare a meno di tutto o sostituirlo con l’ultima idea che mi è balenata in mente e domani, domani sarò quello che deciderò di essere.
Saranno le troppe stagioni e l’amore profondo che mi lega a quello che rimane dei miei giorni, ma ho ancora bisogno di un punto da cui sono partito per decidere dove ho intenzione di andare.
Ritoccare gli zigomi e appianare le rughe o ritrovare l’artificio dei capelli andati non possono fare di me il giovane che sono stato.
I rapporti umani, anche quelli più difficili e dolorosi, non sono un incidente di percorso, ma la realtà che ancora mi fa sentire parte di un progetto più grande della mia singola esistenza.
Sono figlio e talvolta anche padre, fratello, amico, concittadino, forestiero e tutti gli altri legami da cui non sento alcun bisogno di distinguermi.
Nel silenzio di una preghiera posso ascoltare il sangue che mi scorre dentro e prendere coscienza che il percorso di quel fiume e dei tanti torrenti che alimentano il mio essere, conduce inevitabilmente al mare.
Il Padre dei miei giorni e di questo lungo transito mi chiede frutti che si realizzano nella semplicità e nella verità di tutto ciò che mi lega profondamente ai volti e alle vite di una comunità che abita questo mondo e a questo essere insieme non posso rinunciare.
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