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Non sei ancora nato e già ti stanno dicendo che sarai in debito anche per l’aria che presto respirerai. Siamo riusciti a dare vita a un mondo che è un lungo listino di prezzi fluttuanti, liberi d’impazzire e di moltiplicarsi senza misura. Senti parlare di tetti, ma lo sanno benissimo che la casa è scoperchiata e se tutto ciò non basta, accumulerai un debito ulteriore per dare modo a qualcuno di demolire altre case, scuole e in taluni casi, anche ospedali.
Siamo in debito e non sapendo bene a chi dobbiamo cosa, ci industriamo per accumulare almeno qualche credito tentando di svuotare le tasche di chi ha già meno di noi.
Da qualche parte c’è un ladro, ma è sempre più semplice avere ragione di chi è già stato derubato.
Sorridiamo compiaciuti per una barzelletta cinica raccontata da un banchiere, con l’illusione che sappia moltiplicare pani e pesci e, poco importa, se qualcuno resta a pancia vuota e le dodici ceste prendono il volo e spariscono dalla nostra vista.
Non sono così divertenti le nostre vite a debito e si fa fatica a trovare in circolazione un buon lestofante che, consapevole del proprio furto, decida di cancellare una parte di quel che dobbiamo, perché ha capito che prima o poi, qualcuno i conti li farà tornare davvero.
Se attendiamo che dall’alto qualcuno decida per il condono siamo fuori strada e non ne verremo mai fuori.
È tempo di fare il primo passo, di condonare il debito di nostro fratello e di riconoscere quanto la ricchezza possa essere iniqua.
Tempo di alleggerire le spalle di chi è più oppresso, tempo di provare a riscrivere la storia senza condannarla alle carte della partita doppia.
Tempo di capire che quella che chiamiamo giustizia, privata di compassione e misericordia, è tale solo nella forma.
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