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Le porte restano chiuse e vorrebbero difendere quel che resta della vita.
Le porte sono sbarrate e gli infissi oscurano le stanze di una vita quotidiana, che per proteggersi, si accontenta della nuda sopravvivenza.
La casa sembra suggerire che non c’è più nessuno e chi rimane, sta facendo i conti col dolore e col lutto. Si piange e si soffre, così come capita a tutti, quando un tavolo racconta un posto vuoto e nessuno ha più il coraggio di porre fine al silenzio.
C’è la vita che ci sta aspettando per offrirci un nuovo giorno e, siamo ancora lì, a ripetere mnemonicamente le ore di questi tempi che non abbiamo capito più di tanto. La storia che gira e rigira su sé stessa, nell’assurda speranza di poter riscrivere quell’amaro finale.
C’è la vita e se non ti decidi a uscire, lei ti entra in casa e ti sta dicendo che quello che sembra la fine è soltanto un nuovo inizio.
C’è la vita che non si accontenta delle simulazioni di pace di questo mondo e va sempre oltre la nostra incapacità di perdonare e di lasciarci riconciliare.
C’è la Vita che ci chiede di alzare lo sguardo e di provare a riconoscere quel che si può ancora vedere e toccare.
C’è la Vita e tornerà a trovarti, anche se ti sei dato assente, anche se hai preteso una ragione per poter credere e tornare a sperare.
C’è la Vita che soffia forte e allontana il vento della paura, dell’indecisione e del dolore più sordo.
Perché l’ultima parola spetta ancora alla Vita ed è ormai tempo di arrenderci e di riprendere a respirare.
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