Un istante di sana follia |
A volte è necessaria una tempesta per tornare a distinguere la quiete dalla sonnolenza, il silenzio dall'assenza delle parole o la spiritualità dal ripetersi meccanico di riti ormai svuotati.
Un uomo che abbia il coraggio di dire quello che realmente pensa e sente, un profeta che ribalti le abitudini consolidate, una presenza che ci ricordi come il nostro modo di vivere, all'ombra di un mercato sempre aperto, stia sfrattando anche Dio...
Se mai, il Figlio dell'uomo frequentasse i nostri giorni, lo prenderemmo da parte, cercheremmo di spiegargli le regole più elementari dell'economia e troveremmo mille motivi per giustificare l'indolenza di un mondo che si risolve acquistando e vendendo.
Forse oggi non lo uccideremmo più, per non sporcarci le mani, ma lo confineremmo in una tra le migliori cliniche psichiatriche.
Al di là di qualsiasi insolvenza di natutra economica, quel che temo di più è il debito della mia coscienza anestetizzata, delle ingiustizie a cui ho assistito senza reagire, delle parole che ho taciuto e dei gesti che non ho compiuto per non apparire come un folle.
C'è una sana pazzia negli uomini di Dio e per quanto possa risultare sgradevole, talvolta è davvero l'incognita di cui abbiamo bisogno.
|
|
|