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E ti ritrovi in uno spazio che si fa più piccolo, confinato in un appartamento o in una stanza e quel silenzio a cui non sei più abituato sembra più una prigione che una risorsa.
Sono giorni difficili e quando le cose si complicano, quanto è umano il desiderio di fuggire.
E per quanto tutta la vita sia una sala d'attesa, abbiamo perso la capacità di rallentare e ci ostiniamo ad andare più veloci per evitare di pensare.
Guardiamo rapidamente la vita, la definiamo sempre meglio moltiplicando i pixel di un'immagine, la leggiamo nei pochi caratteri di un tweet, perché ci sembra troppo lungo l'articolo di un giornale.
Spegniamo il desiderio nei più piccoli e cerchiamo di ridurre al minimo i loro tempi di attesa.
Una vita che non sa attendere è un susseguirsi di respiri dato per scontato, una vicenda dietro l'altra senza un filo conduttore, un non chiedersi mai dov'è che sono stato.
Vegliare è restituire noi stessi a una vita che ha il coraggio di guardarsi dentro.
Vegliare è riappropriarsi di uno spazio interiore che sappia fare spazio a Dio e ai fratelli.
Vegliare, in questi giorni, è attendere quel di più e di meglio che il buon Dio non nega mai a chi ha il coraggio di fermarsi per provare ad ascoltare.
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