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No, non esistono corsie preferenziali, percorsi senza ostacoli o vie che conducano al traguardo dopo una lunga discesa.
Immaginare la vita come una strada panoramica che consente di gustare il paesaggio che desideriamo e nasconda qualsiasi particolare che possa turbare la nostra sensibilità, per quanto possa risultare accattivante, è una bugia che la realtà smentisce dopo pochi istanti.
Non si diventa madre senza il dolore di un parto, non si acquisiscono competenze senza fatica e non si riesce a fare una sola cosa giusta senza passare attraverso i propri errori.
Il Padre ha suggerito a Pietro che Gesù è il Cristo tanto atteso, ma tra l’intuizione di una verità e la capacità di farla propria c’è un cammino ben più impervio di quanto anche un apostolo possa considerare.
Sei il Cristo e sei pronto per ricacciare i soldati romani da dove sono venuti.
Sei il Cristo e renderai il nostro popolo più grande di tutti i popoli della terra.
Sei il Cristo e a Gerusalemme sono già pronti ad accoglierti e a venerarti.
No, nessuna croce, nessuna passione, nessuna morte: solo il potere e la gloria.
Quanto tempo separa Pietro dalla comprensione piena di quelle parole di Gesù che lo scandalizzano e gli valgono il peso di una risposta durissima e difficile da digerire per chiunque.
E quanto tempo separa tutti noi dalla capacità di perdere la vita per poterla ritrovare oltre il limite della sconfitta, della delusione, dell’amarezza e della morte.
Il Vangelo non si può riassumere in una generica lettura di buoni sentimenti o nelle pie intenzioni del politicamente corretto.
Il Vangelo che rifiuta il peso di una croce può essere una riscrittura invitante di un’intelligenza artificiale che incontra il piano dei desideri e delle richieste di un’umanità che va alla ricerca di saldi anche per l’anima, ma meglio sarebbe perdere la copia e ritrovare l’originale.
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