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Si perde facilmente l'unità interiore e non è mai semplice scomporre e ricomporre il volto di un uomo, che conservi l'immagine e la somiglianza con chi ha dato vita ai nostri giorni.
L'integrità non si conserva con quattro abluzioni, con l'osservanza di un rituale o seguendo una dieta particolare. Certo, un uso smisurato di alcool, di antidepressivi o di alimenti non troppo digeribili non favorisce la nostra lucidità, ma quanto avviene nel nostro mondo interiore, diventa un pericolo, nel momento in cui separa e frammenta la nostra esperienza, sino a dare origine a pensieri, parole e gesti che diventano strumenti di offesa per il prossimo.
Le prime vittime del male che decidiamo di compiere siamo noi stessi: un pensiero violento è un attentato alla nostra serenità, un'interruzione della quiete e un senso di perdita che ci fa sperimentare la sensazione del vuoto.
Quando quel pensiero viene accolto e decide di prendere la parola o di passare ai fatti, si sceglie un bersaglio e la portata del male coltivato dentro, oltre a produrre morti e feriti, non regala alcuna soddisfazione.
Dovremmo frequentare un po' di più noi stessi, lontani dai circoli narcisistici e con il desiderio di essere veri, muoiono i giudizi e nasce la comprensione, l'ironia smonta il desiderio di vendetta e osservare con chiarezza il male che ci opprime, diventa il primo passo di una guarigione.
Si perde facilmente l'unità interiore, ma Dio continua a parlare e nel privato della nostra esistenza, provare ad ascoltarlo è un'ottima soluzione.
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