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Difficile sfuggire alla narrazione quotidiana di un apocalisse che è ben lontana dal racconto biblico e dalla fede in Gesù Cristo.
Nell'immaginario collettivo, la fine del mondo è un circuito catastrofico in cui non si salva niente e nessuno. S'innesca il regno della paura e del terrore, la sfiducia nei confronti di un'umanità ormai condannata all'impatto finale e l'idea che neanche Dio possa o voglia fare molto per quelle creature ormai ubriache di tutto il male che si portano dentro.
Eppure è proprio l'Apocalisse che ci racconta di una donna, icona della nostra umanità, capace di generare un bene infinitamente più grande di tutti i peccati e le colpe degli uomini.
È ancora l'Apocalisse a rivelare il futuro degli uomini di buona volontà e di quella salvezza che si compie là dove il bene non è solo celebrato, ma vissuto.
C'è una storia che cambia, perché a dispetto di tutte le similitudini e degli eventi che si ripetono, la pagina di domani è ancora bianca e tutta da scrivere.
C'è una storia che cambia e racconta il mondo dei semplici e degli umili, che possono anche essere dimenticati dai libri degli uomini, ma restano impressi definitivamente nel libro della vita.
C'è una storia che cambia e può trovarci rassegnati e inermi di fronte alle nostre paure o vigili e determinati nell'annunciare con fede che la storia, la nostra storia, è salvezza.
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